Qui troverai la Case History di Giulia Tramet della cantina Fasol Menin riguardo l’email marketing e la comunicazione e l’ingaggio con i clienti finali.
In fondo trovi il webinar completo sull’email marketing con in fondo la case history di Giulia Tramet. Speriamo ti possa essere d’ispirazione, buona lettura!
Case History di Giulia Tramet della cantina Fasol Menin da parte di Roberto Villa, CMO Divinea.
Roberto: “Oggi Giulia ci parlerà un po’ del suo punto di vista, relativo proprio al canale di email marketing, dell’importanza di questo canale e, nello specifico, del modo di comunicare verso il consumatore finale. Giulia, dacci un po’ il contesto prima di iniziare a proposito della tua realtà. Raccontaci quello che fate, dove siete e quali sono i vostri punti di forza.”
Giulia: “Certamente! Io sono Giulia e sono la titolare dell’azienda Fasol Menin. È un’azienda di famiglia, quindi una realtà abbastanza piccolina. Ci troviamo a Valdobbiadene e siamo io, mio fratello e mio marito che la gestiamo, è una realtà giovane e dinamica che vuole fare innovazione. Uno tra i pilastri fondamentali della nostra azienda da sempre è lo stretto collegamento con l’arte, attraverso l’esposizione di opere d’arte, anche in quelle che sono le nostre etichette, per andare a produrre il DOCG Prosecco Superiore.
Siamo in una terra eletta, dove la nostra vocazione è quella di fare un prodotto di qualità, chiaramente partendo dal vigneto e arrivando poi alla bottiglia finita. Tante sarebbero le cose da aggiungere ma non voglio annoiare nessuno. Sicuramente ci stiamo dando da fare per essere sull’onda del cambiamento, visto che quello del vino è un mercato in continua evoluzione con richieste sempre diverse. Questo avviene grazie anche all’esperienza che personalmente ho fatto in America, dove ho lavorato per anni e mi ha fornito degli spunti e delle idee per lavorare in maniera diversificata. Mi spiego meglio, per il lavoro in vigneto è giusto mantenere le tradizioni. Abbiamo una storia che parte dal 1800, la mia famiglia che già allora era presente in questo territorio, faceva viticoltura e produceva vino.
Ad oggi però ci troviamo di fronte a delle necessità come ad esempio i cambiamenti climatici. Quindi bisogna trovare soluzioni e riuscire ad affrontarli. Allo stesso modo, anche per quanto riguarda l’enoturismo, ci sono necessità diverse dai consumatori, a cui sono della personale idea di dover dare servizi, risposte ed essere appunto pronti a riuscire a gestirle bene.
Un elemento che mi piace un po’ evidenziare, è che stiamo imparando un po’ dai nostri cugini d’oltre oceano. Per quanto riguarda la comunicazione, il Direct to Consumer è una pratica che loro stanno portando avanti da un decennio abbondante. Noi ci stiamo approcciando in questo momento. Forse negli ultimi 2-3 anni è iniziato un trend in crescita proprio relativo a questa tematica e, di fatto, noi abbiamo un vantaggio. Parlo per il settore vitivinicolo italiano, dove stiamo riscontrando che c’è un consumatore finale che ha il desiderio di entrare in contatto con noi, di comunicare con noi, di venirci a visitare, di trovarci. Dall’altra parte, diciamo che ci dobbiamo muovere proprio in questa direzione. Dobbiamo adattarci a questo cambiamento.
Lo stiamo facendo molto bene negli ultimi anni, proprio per avere gli strumenti e le metodologie giuste per comunicare direttamente col consumatore finale. Noi abbiamo il camaleonte come logo aziendale e questo è uno tra i simboli più grandi di adattamento proprio alle situazioni. Quindi, sicuramente, non si può più fare oggi quello che si è fatto ieri, perlomeno in termini di comunicazione. C’è una parte sicuramente di tradizione che bisogna rispettare ed è giusto che sia così, rispetto ad ogni singolo territorio. Però dall’altra parte devo anche trovare delle modalità differenti ogni qualvolta mando le comunicazioni, altrimenti risulterei noioso. Quando mi confronto con le realtà vitivinicole, mi piace sempre fare questo esempio che arriva dalle mie precedenti esperienze lavorative. Il settore vinicolo ha, di fatto, un patrimonio culturale territoriale molto importante e un prodotto che è molto affascinante, e ha un interlocutore finale che ha il desiderio di entrare in contatto con noi. Invece altri settori devono fare carte false proprio per riuscire a comunicare direttamente, per ingaggiare il consumatore finale. Noi invece abbiamo un po’ di resistenza per alcuni casi, proprio nel relazionarci col consumatore finale.
Chi magari opera in settori dove il prodotto di fatto è poco affascinante. Io personalmente ho fatto attività di marketing e di comunicazione molto interessanti per aziende del settore metalmeccanico che producono magari lamiere. Noi che produciamo vino abbiamo la possibilità di parlare di mille associazioni della gastronomia, dell’arte, del territorio, della natura. Secondo me possiamo fare veramente molto bene da questo punto di vista. Siamo un paese che avrebbe da raccontare e da poter esprimere. Non milioni, ma miliardi di cose.
Anzi, io quando mi trovavo in America e lavoravo per quest’azienda, molte volte, importava prodotti italiani e vedevo proprio questa ricerca dall’Italia di tutto ciò che riuscivano a prendere per comunicare in stile americano quello che si rendevano conto di non avere. Cioè, era proprio una loro mancanza che poi ammettono e che noi, in qualche modo, a volte non sappiamo neanche sfruttare secondo me.
Perché abbiamo delle bellezze incredibili, noi siamo in un territorio diventato parte dell’UNESCO che riceve visitatori ormai da tutto quanto il mondo e ogni volta che vengono qui in cantina, rimangono a bocca aperta perché chiaramente non sono abituati a vedere queste colline, a vedere questi paesaggi. E poi, quando inizi a mettere assieme la storia, quando gli fai vedere, gli fai assaggiare dei vini e li coinvolgi in vere e proprie esperienze, lì il gioco è fatto.
Roberto: “Giulia volevo un attimo con te andare a analizzare qualche caso nello specifico di qualche comunicazione che avete mandato, qualche esempio che ci hai condiviso di questa newsletter. Ecco, vuoi raccontarcela un attimo?”
Giulia: “Sì, allora questa è una newsletter che abbiamo inviato nel periodo prenatalizio. Su questa abbiamo voluto riassumere quelle che sono state le attività principali. È un modo un po’ diverso anziché augurare buon Natale e buon anno nuovo, abbiamo coinvolto il nostro cliente rendendolo partecipe. è un’email che ci ha dato buon riscontro anche proprio da parte di persone che poi ci hanno chiamato una volta ricevuta dicendoci, ‘Ah, ma allora non sapevo che avevate anche quel prodotto,’ o ‘Ma che bello, fate anche l’esperienza in vigna.’ Ma quindi posso venire anch’io a dipingere e posso anch’io? Insomma, abbiamo avuto un’interazione poi anche post ricezione dell’email. Questo l’ho trovata una maniera un po’ più simpatica e snella di parlare di sé. Attira sempre capire com’è andata l’annata, che vino è stato prodotto, quali eventi sono stati realizzati.
Prima parlavo dell’arte come uno dei nostri principali collegamenti con la parte produttiva, l’altro sicuramente è quello di creare eventi, eventi di varie attività durante il periodo dell’anno proprio per far vivere al nostro cliente l’ambiente cantina, ma anche potergli raccontare di persone, dei nostri prodotti e quindi coinvolgerlo veramente in maniera molto più emotiva rispetto al mandargli una comunicazione sul, ‘Questo è il nostro prodotto, questo è il nostro vino e queste sono le informazioni riguardo il prodotto stesso.” Insomma, sì, direi che questa mail raccoglie un po’ tutto quello che vorrei ricevere tendenzialmente quando entro in contatto con una cantina quando vado a visitarla. Poi, a fine anno, al posto del classico augurio di buon anno abbiamo raccontato com’è andata la vendemmia, quali saranno gli eventi prossimi, quali sono stati gli eventi passati, direi che sicuramente sono tematiche veramente interessanti.
Poi puoi inserire uno sconto con il pulsante per andare nello Shop. È sempre un modo di parlare dei propri prodotti senza dire, ‘Eh, tu comprali,’ cioè, ‘sono qui per mandarti questa comunicazione perché il mio scopo è che tu compri i miei prodotti.’ Certo, è quello, ed è lo stesso per tutti, ok? Perché sennò credo che l’email marketing non avrebbe il suo fondamento, ma quello che ti sto coinvolgendo in una comunicazione. Ti sto mostrando le etichette, ti sto mostrando delle attività al fine di portarti a fare un’azione, senza però proprio spiattellare tutto in faccia.”
Roberto: “Avete poi un pubblico bello ampio.”..
Giulia: “Eh, sì, è un lavoro di tanti, tanti anni. Abbiamo iniziato più di una decina d’anni fa. Avevamo MailChimp, poi un anno e mezzo fa siamo appunto passati a Wine Suite e quindi tutti quanti i contatti li abbiamo trasferiti. È sicuramente un lavoro lungo e gli eventi e le visite ci aiutano molto, perché chiaramente abbiamo preso i contatti di questi clienti. Abbiamo creato vari pacchetti. Abbiamo veramente un buon flusso di persone in cantina, il percorso è che ti vengo a visitare la cantina e allo stesso tempo ti lascio l’email, mi iscrivo alla newsletter e mano a mano si crea un buon numero di audience.
Roberto: “Sì, direi che, giusto per dare anche un punto di vista un po’ più ampio a chi ci ascolta, la media, tendenzialmente la media dei contatti raccolti è questo, è un caso nello specifico virtuoso, quindi 14,643 contatti, è un ottimo numero, come diceva Giulia. È frutto di anni e anni di lavoro, tendenzialmente abbiamo effettuato attività di email marketing quasi fin da subito, quasi fin da quando abbiamo avuto il primo contatto.
E considerando un po’ le attività, non so se puntiamo sull’enoturismo, quindi magari riceviamo quelle centinaia di visite in cantina, anche per le cantine un po’ più piccole, no, nella periodo principale della stagione turistica. Ecco, ha sempre senso fare una comunicazione e sviluppare un canale di email marketing, soprattutto perché dall’altra parte il consumatore, l’utente, se lo aspetta. Quindi, quanto più si riesce a essere mirati al bersaglio, chiaramente, quanto più può essere aperta quell’email, letta, recepito il messaggio e si arriva all’obiettivo finale. Questo lo consiglio vivamente a tutti, insomma, non è una perdita di tempo, assolutamente. Bisogna invece mettersi, guardare bene, capire come poter impostare questa segmentazione, perché è veramente utilissima.
L’abbiamo fatto anche sul nostro e-commerce, abbiamo inviato una newsletter solo ai clienti che avevano già acquistato dal nostro e-commerce, quello ha avuto un successo pazzesco. Perché chiaramente erano già persone che avevano già utilizzato il nostro e-commerce, che già conoscono il prodotto.
Roberto: “Aggiungo un parametro a questo elemento di targetizzazione. Fondamentale anche la scelta della tempistica. Siamo sempre di più invasi da comunicazioni. Magari poco inerenti. Andare a comunicare nel giusto momento diventa sempre fondamentale. Proprio per gli obiettivi di conversione, mi spiego. Se viene un visitatore a trovarci in cantina, gli chiediamo un feedback. Se glielo chiediamo a distanza di un mese, diciamo che non registriamo lo stesso risultato rispetto a magari impostare, attraverso la tecnologia, attraverso gli strumenti, un’automazione che dopo due giorni gli manda un questionario, gli chiede qualche opinione, eccetera. Quindi gli elementi chiave sono sicuramente i contenuti, tutto quello che è il nostro patrimonio territoriale, culturale, prodotto. Sicuramente la conoscenza del nostro cliente finale. Quindi la segmentazione, le tempistiche di comunicazione e un pochettino anche la tecnologia che ci deve supportare a fare tutto questo.”
Roberto: “Ecco bene, Giulia. Direi che abbiamo smarcato un bel po’ di tematiche. Grazie per la tua testimonianza!.”
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Segui il webinar “L’email marketing come primo canale di conversione.”